Villa Puccini B&B si trova a Lecco, Maggianico. Non un luogo qualsiasi per la storia della musica lirica e l’arte:
- Perché nella secondo metà dell’Ottocento, Maggianico è stato un punto di incontro degli artisti della Scapigliatura che qui soggiornavano nell’Albergo Davide e frequentavano le vicine terme;
- Perché a Maggianico, Antonio Carlos Gomes e Amilcare Ponchielli, due compositori che in modi diversi hanno avuto a che fare con la Scapigliatura, vi hanno costruito le loro ville, ancora oggi esistenti, ospitando anche Giacomo Puccini;
- Perché in località Barco, frazione di Maggianico, è nato il poeta e librettista di AIDA Antonio Ghislanzoni nella cui casa ha ospitato i maggiori esponenti della Scapigliatura.
La passione per la lirica di Giacomo Puccini della famiglia che abita a Villa PUCCINI, insieme all’amore per l’opera del maestro toscano, rappresentano molto di più che una ragione di semplice opportunità nella scelta del nome.
La passione per il bello, l’intimità degli affetti travolgenti ed imperituri di Puccini, legano l’anima di “Villa PUCCINI” alla sua famiglia che, abitandovi, ne rinnova il gusto.
Lecco ha la fortuna di legare il suo nome a una stagione artistica che ha lasciato un’orma profonda nella musica, nella poesia, e nella pittura del secondo Ottocento; un movimento che, nato a Milano, ha vissuto proprio qui, a Maggianico, momenti importanti quando, grazie al Ghislanzoni, alcuni significativi esponenti della cultura del tempo, dai musicisti Gomes, Ponchielli, Cagnoni, Catalani, Appiani ai direttori d’orchestra Mancinelli e Rivetta, al tenore Tamagno, agli scrittori Fontana e Praga, ai pittori Bignami, Fontana, Dell’Orto, allo scultore Bazzaro, qui convenivano attratti dalla rinomata cucina dell’oste Davide Invernizzi.
Vi trascorse gli ultimi anni della propria vita il letterato lecchese Antonio Ghislanzoni, già librettista dell'”Aida” di Verdi, col quale collaborò anche alle revisioni della Forza del destino e di Don Carlos
Le suggestioni musicali del luogo non si limitano ai “cieli azzurri” di verdiana memoria: anche Mascagni vi soggiornò, ospite di Ghislanzoni, e il giovane Puccini compose a Sant’Antonio in Caprino Bergamasco, parte della sua seconda opera, “Edgar (estate 1887)”, mentre le “Villi” a Villa Ponchielli a Maggianico.
Puccini scrisse Le Villi poco dopo essersi diplomato in composizione presso il Conservatorio di Milano. Fu il suo insegnante, Amilcare Ponchielli, a suggerirgli di prendere parte al concorso bandito dall’editore Sonzogno, annunciato il 1º aprile 1883 dalle colonne delle rivista “Il teatro illustrato”, e a metterlo in contatto con il poeta Ferdinando Fontana, che aveva già pronto il soggetto da proporgli.
L’incontro tra Puccini, Ponchielli e Fontana avvenne intorno al 20 luglio a Lecco, località Maggianico, un luogo significativo per la cultura dell’epoca.
Così avvenne l’incontro con Puccini nel ricordo di Fontana:
« Era il luglio del 1883. Una mattina mi ero recato da Caprino Bergamasco a Lecco. Nel tornare alla stazione di Lecco, m’imbattei nella colonna artistico-estiva di Maggianico che rincasava. C’erano professoroni del Conservatorio e giovani maestri: Ponchielli, Dominiceti, Saladino e altri. Fra essi Puccini. Salito nella stessa vettura ferroviaria con Ponchielli, questi mi parlò delle intenzioni del suo allievo per il Concorso Sonzogno, e mi propose di preparargli un libretto. Lì per lì, vivo nella memoria il ricordo del successo del suo Capriccio sinfonico, mi parve che per il giovane maestro ci volesse un argomento fantastico e gli spiegai il canovaccio delle Villi. Puccini accettò. »
Ferdinando Fontana e Giacomo Puccini intorno al 1885
Pochi giorni dopo, in una lettera alla madre Albina, Puccini si dichiarò contento del soggetto, «essendoci parecchio da lavorare nel genere sinfonico descrittivo, che a me garba assai, perché mi pare di doverci riuscire».
L’opera, composta fra l’estate e l’autunno del 1883, fu regolarmente presentata al concorso Sonzogno, ma non ebbe esito favorevole. Puccini però non si diede per vinto e nell’aprile del 1884 ne fece ascoltare alcune arie in una riunione milanese di musicisti e musicofili; al termine dell’audizione Arrigo Boito, che aveva molto apprezzato la musica, aprì una sottoscrizione per far rappresentare le Villi al Teatro Dal Verme di Milano.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 31 maggio 1884 e fu un successo autentico, di pubblico e critica, come testimoniano le recensioni di Filippo Filippi sulla “Perseveranza” e di Antonio Gramola sul “Corriere della Sera”. L’opera ebbe quattro repliche. In orchestra suonava come contrabbassista il giovanissimo Pietro Mascagni.
Per gli appassionati indichiamo il carteggio tra il Fontana e Giacomo Puccini specchio sincero di un’amicizia intensa e trepidante.
Nella secondo metà dell’Ottocento, Maggianico divenne un punto di incontro degli artisti della Scapigliatura Milanese che qui soggiornavano nell’Albergo Davide e frequentavano le vicine terme. A Maggianico, Antonio Carlos Gomes e Amilcare Ponchielli, due compositori che in modi diversi hanno avuto a che fare con la Scapigliatura, vi hanno costruito stupende ville, ancora oggi da ammirare.
Sempre in località Barco, frazione di Maggianico, nacque il poeta e librettista Antonio Ghislanzoni nella cui casa furono ospitati i maggiori protagonisti della Scapigliatura, oltre Mascagni e Puccini, che a Sant’Antonio in Caprino Bergamasco compose parte della sua seconda opera, “Edgar” (estate 1887).
La stampa fu unanime nel riconoscere i pregi dell’opera. Marco Sala, uno dei sottoscrittori, dalle colonne dell'”Italia” definì l’opera «un piccolo e prezioso capolavoro da cima a fondo». Persino la recensione della “Musica popolare” di Casa Sonzogno fu positiva. Mentre sul “Corriere della Sera” Antonio Gramola rilevò affinità con i maggiori operisti francesi:
Più cauto Verdi che, pur senza conoscere lo spartito (che riceverà solo nel febbraio 1885), commentò così le notizie che gli erano giunte all’orecchio:
« Ho sentito a dir molto bene del musicista Puccini. Ho visto una lettera che ne dice tutto il bene. Segue le tendenze moderne, ed è naturale, ma si mantiene attaccato alla melodia che non è moderna né antica. Pare però che predomini in lui l’elemento sinfonico! niente di male. Soltanto bisogna andar cauti in questo. L’opera è l’opera: la sinfonia è la sinfonia, e non credo che in un’opera sia bello fare uno squarcio sinfonico, pel sol piacere di far ballare l’orchestra».